A new experience combining food, art and landscapes

TRA PALAZZO PRETORIO E IL DUOMO DI PRATO… LEGATI DA UNA CINTOLA

TRA PALAZZO PRETORIO E IL DUOMO DI PRATO… LEGATI DA UNA CINTOLA

Siete mai stati a Prato? O almeno, avete mai sentito parlare di una preziosa reliquia custodita in Duomo conosciuta come la “Sacra Cintola”? Se non la conoscete seguiteci in questo itinerario che si sviluppa sulla scia di una splendida mostra, “Legati da una Cintola, in corso proprio a Prato in Palazzo Pretorio e visitabile fino al 14 gennaio 2018. Un tour che tuttavia non si fermerà nelle stanze della mostra ma che ci porterà un po’ in giro per la città, fino al Duomo, dove la “Cintola” è da secoli custodita.

LA LEGGENDA DELLA SACRA CINTOLA

cappella-sacra-cintola-duomo-prato
Cappella della Sacra Cintola, Cattedrale di Santo Stefano a Prato

La Leggenda della Sacra Cintola, ovvero una cintura di lana di capra di colore verde con fili d’oro lunga 84 cm, narra che Michele, mercante pratese partito a cercar fortuna vendendo tessuti, a Gerusalemme incontrasse tale Maria, discendente del sacerdote di Gerusalemme che l’aveva ricevuta in dono da San Tommaso e ne facesse sua moglie. La storia ci consegna la seguente versione dell’arrivo in città della preziosa reliquia: il padre di Maria, sacerdote di rito greco e anche di origine nobile, non acconsente al matrimonio della figlia con un semplice mercante. A sposarli sarà la madre, la quale dicendo a Michele di non potergli consegnare una vera e propria dote offre la Cintola in un paniere di giunchi marini e gli racconta la sua storia. Dopo le nozze, Michele e Maria intraprendono il viaggio verso Prato ma la sposa viene a mancare lungo il tragitto e Michele arriva a Prato da solo, nel 1141 e nelle sue mani la Cintola rimarrà fino al 1173 quando, in punto di morte, la consegnerà al Proposto della Pieve di Santo Stefano, Uberto.

cattedrale-santo-stefano-prato
Cattedrale di Santo Stefano a Prato. Esterno.

Prato prima dell’arrivo della Sacra reliquia era poco più di un borgo con la sua pieve: la Cintola cambia la storia di Prato (e dei pratesi) poiché è il segno tangibile che collega la terra al cielo e tutto ciò conferisce alla città di Prato un valore molto speciale, tanto da far confluire qui ingenti somme di denaro e l’attenzione anche da Roma di Papi. Ma c’è una seconda leggenda che si tramanda da secoli ed è quella che riguarda il tentativo nel 1312 da parte di Musciattino, figlio di un notaio pistoiese e laico al servizio della canonica di Prato, di rubare la preziosa reliquia per venderla ai fiorentini. A nulla valse il pentimento e la confessione dell’oltraggio compiuto: il Proposto di allora chiese ed ottenne per Musciattino una condanna capitale per il grave gesto fatto nei confronti della sacralità dell’oggetto, ma soprattutto nei confronti della città di Prato. Dopo questo episodio la reliquia, che si trovava in una cappella dedicata all’Assunta subito a destra dell’altare maggiore, venne affidata alla custodia congiunta del proposto della Pieve, dei Priori e del Gonfaloniere di Giustizia: a loro furono consegnate le chiavi per aprire la custodia del Cingolo, lasciando fuori Podestà e Capitano del Popolo poiché essendo cariche forestiere avrebbero potuto rappresentare un nuovo pericolo per la permanenza della reliquia in città. Oggi la Sacra Cintola è conservata nella cappella a essa dedicata alla sinistra della porta principale della Cattedrale, protetta da una preziosa cancellata in bronzo – uno dei migliori esempi del genere conservatisi del Rinascimento – realizzata da Maso di Bartolomeo.

LA MOSTRA A PALAZZO PRETORIO

Molto probabilmente a Prato, che Michele avesse riportato da Gerusalemme la Sacra reliquia era già noto prima del 1160: è infatti in questo periodo che il Preposto della Pieve di Santo Stefano, Uberto commissiona a un grandissimo scultore come il Maestro di Cabestany – protagonista del romanico fra Catalogna e Roussillon – la raffigurazione in rilievo del Sacro Cingolo con la Dormito Virginis e l’Assunzione della lunetta, di fatto la prima raffigurazione conosciuta della consegna della Cintola da parte della Vergine a San Tommaso che altresì apre il percorso della mostra “Legati da una Cintola”.

rilievo-maestro-di-cabestany-palazzo-pretorio-prato
Morte, Glorificazione e Assunzione della Vergine con San Tommaso che mostra la Cintola (1160 ca,) Maestro di Cabestany

 

assunta-bernardo-daddi-palazzo-pretorio-sacra-cintola
Assunta (1337-1338), tempera e oro su tavola di Bernardo Daddi

 

Il percorso museale continua poi con le due predelle e la parte apicale di quella che era la pala situata nella Cappella dell’Assunta, realizzata tra il 1337 e il 1338 da Bernardo Daddi, pittore giottesco di prima generazione che a Firenze entrò in contatto con Pietro e Ambrogio Lorenzetti. Questa pala infatti, realizzata nell’anno della morte di Giotto, si esprime con un linguaggio nuovo per il pittore definito da Roberto Longhi ‘l’Usignolo meccanico’, in grado di riprodurre meccanicamente la pittura di Giotto: in tale opera infatti egli si allontana dallo stile tradizionale e trae ispirazione dalla pittura senese espressa dai Lorenzetti, che al tempo lavoravano a Firenze. Capolavori che hanno portato nel mondo la storia della preziosa reliquia: se la predella raffigurante la storia dell’arrivo della Sacra Cintola è infatti conservata al Museo di Palazzo Pretorio di Prato, la predella con le storie di Santo Stefano è custodita nella Pinacoteca dei Musei Vaticani mentre la parte apicale della pala con la Vergine in Mandorla che porge il Sacro Cingolo a San Tommaso, proviene addirittura dal Metropolitan Museum di New York. Quello che a noi interessa in questo contesto, è mettere in relazione la predella del Vaticano con le Storie di Santo Stefano raccontate in maniera diversa da come farà poi Filippo Lippi con i suoi affreschi nella Cappella Maggiore della Cattedrale dal 1456 al 1465: la predella di Bernardo Daddi si basa infatti sulla “Invenzione della festa di Santo Stefano” che si celebra il 3 agosto e viene narrata da Jacopo da Varagine nella sua Legenda Aurea. Essa si basa sul ritrovamento delle spoglie del Santo subito fuori le mura di Gerusalemme grazie al racconto del vescovo Luciano. Bernardo Daddi sembra trarre ispirazione per la sua predella proprio da questo racconto. Le pale con una predella doppia sono piuttosto rare ma frequenti in territorio pratese: ce ne sono infatti ben due conservate al Museo di Palazzo Pretorio, realizzate da Giovanni da Milano e Pietro di Miniato. In Cattedrale nel 1392 Agnolo Gaddi realizza un ciclo di affreschi nella nuova Cappella del Sacro Cingolo che riprende esattamente la stessa narrazione di Bernardo Daddi per quanto riguarda l’arrivo a Prato della reliquia, aggiungendo a questi episodi anche altri relativi alla vita della Vergine.

cappella-sacra-cintola-duomo-prato-affreschi-agnolo-gaddi
Cappella della Sacra Cintola, Cattedrale di Santo Stefano a Prato. Ciclo di affreschi sull’arrivo della reliquia in città di Agnolo Gaddi
interno-cappella-sacra-cintola-duomo-prato
Cappella della Sacra Cintola, Cattedrale di Santo Stefano a Prato. Dettaglio dell’altare interno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Andando avanti nella seconda sala del percorso museale troviamo il Vecchio pulpito di Niccolò di Cecco del Mercia, artista senese che realizza a Prato il primo pulpito tra il 1359-1360: esso si trovava vicino alla Cappella dell’Assunta e sporgeva accanto al Campanile. Come l’attuale, aveva un palchetto per l’ostensione anche all’interno del Duomo. Nella stessa sala troviamo anche degli antifonari e altri libri sacri che attestano la popolarità della reliquia fin dalla seconda metà del Duecento, stessa popolarità attestata anche dalle cinture “profane” in mostra e che a lei si sono ispirate.

antifonari-libri-sacri-sacra-cintola-palazzo-pretorio-prato
Antifonari e libri sacri, Museo di Palazzo Pretorio per la mostra “Legati da una Cintola”

La mostra va avanti con tavole del Trecento, Quattrocento, Cinquecento che mostrano vari aspetti del racconto della cessione della Cintola a San Tommaso e altri oggetti strettamente collegati alla Cintola, in modo particolare il prezioso cofanetto rinascimentale realizzato da Maso di Bartolomeo collaboratore di Donatello e Michelozzo.

capsella-sacra-cintola-maso-di-bartolomeo-palazzo-pretorio
Capsella della Sacra Cintola (1447-1448) di Maso di Bartolomeo, Museo dell’Opera del Duomo a Prato

Tante di queste opere hanno come autori personaggi che hanno lavorato per molto tempo a Prato, richiamati dall’opportunità di raccontare una storia che avrebbe potuto portare loro fama e molto lavoro come Niccolò di Pietro Gerini – che a fine Trecento con i suoi allievi lavorò anche a Palazzo Datini – e Filippo Lippi, che a metà Quattrocento nella Cattedrale affresca il ciclo delle storie di Santo Stefano e San Giovanni Battista.

deposizione-santo-stefano-affreschi-lippi-duomo-prato
Invenzione del corpo di Santo Stefano di Filippo Lippi, Cattedrale di Santo Stefano a Prato

Filippo Lippi però a differenza di Bernardo Daddi ci racconta della vita di Santo Stefano dalla nascita alla morte e dei miracoli compiuti. Una piccola curiosità: nella raffigurazione della deposizione di Santo Stefano, tra gli astanti si riconoscono i volti di alcuni personaggi importanti del tempo, in particolare Carlo de’ Medici (il primo in piedi nel gruppo alla destra, vestito di scuro con la mano alzata) che divenne Proposto della Cattedrale di Prato e Protonotaro Apostolico grazie a Papa Pio II ovvero Enea Silvio Piccolomini (a destra in abito rosso).

Invenzione del corpo di Santo Stefano di Filippo Lippi_dettaglio

 

 

 

I due soggetti vestiti di scuro all’estrema destra dell’affresco sono rispettivamente Filippo Lippi e Fra Diamante (ultimo personaggio a destra).

L’ultimo oggetto che chiude la mostra è una splendida Croce in argento proveniente dalla Chiesa di San Domenico, dove non troviamo un Cristo messo in croce ma un’immagine della Vergine che passa la sua cintura a San Tommaso.

croce-madonna-cintola-san-tommaso-argento
Croce, (1620 ca. e 1780), argentiere fiorentino e Antonio Cipriani, Chiesa di San Domenico a Prato

Le opere della mostra ci invitano a compiere un percorso di approfondimento nella splendida città di Prato, che oltre alla collezione di opere d’arte del Museo di Palazzo Pretorio comprende altresì il vicino Palazzo Datini, la Cattedrale di Santo Stefano con il relativo Museo dell’Opera del Duomo e la chiesa di San Domenico.

Di solito, a chiusura del nostro itinerario, suggeriamo una ricetta tipica del territorio, facilmente replicabile e soprattutto con una storia alle spalle. Stavolta abbiamo scelto di non lasciarvi la ricetta di un piatto, bensì di un prodotto che per la città di Prato rappresenta un forte elemento identitario: il pane. Anziché suggerirvi idee su come impiegare il pane di Prato – presente già sui banchi del mercato di Firenze a metà del XVI secolo – vi diciamo soltanto quali sono gli ingredienti che caratterizzano questo alimento, presente in molte opere d’arte di varia epoca e di diverso autore: farina di grano tenero sapientemente selezionato, acqua, la giusta dose di lievito naturale e niente sale che vengono amalgamati fino ad ottenere il classico “baco” – impasto di forma allungata – che viene poi lasciato a riposo, lavorato nuovamente e infine tagliato a mano, prima di passare nel forno a legna per la cottura.

Concludiamo dunque il nostro viaggio tra le opere d’arte legate alla Sacra Cintola e ai suoi “luoghi” con l’affresco forse più celebre dell’intero ciclo del Lippi, ovvero Danza di Salomè – posizionato dietro all’altare maggiore della Cattedrale – al cui interno si scorgono sui tavoli del banchetto alcuni cibi tra cui, appunto, il pane.

danza-salomè-affreschi-lippi-cattedrale-santo-stefano-prato
Danza di Salomè di Filippo Lippi_Cattedrale di Santo Stefano a Prato

171011_PALAZZO PRETORIO LEGATI DA UNA CINTOLA

Please follow and like us:
RSS
Follow by Email
Facebook
Facebook
Instagram