DAL CARMIGNANO D.O.C.G. AL PINOT NERO DELLA TENUTA DI BAGNOLO: LE ECCELLENZE ENOLOGICHE DEL TERRITORIO PRATESE- In collaborazione con EatPrato2018
L’editto di Cosimo III De’ Medici
Correva l’anno 1716 quando il Granduca Cosimo III de’ Medici promulgava per la prima volta un editto sulla definizione dei confini delle quattro zone a vocazione viticola del Granducato di Toscana. Trecento anni dopo, la storia continua a consegnarci un vino di grande qualità le cui origini risultano essere ben più antiche di quello che pensiamo. Siamo andati a rileggere i contenuti del prezioso documento storico su cui si basa la ricostruzione del percorso compiuto da questo vino dalle origini fino ad oggi, ed è stato sorprendente scoprire come ci siano addirittura riferimenti della presenza della vite su queste colline in epoca etrusca e romana: a testimoniarlo sarebbe il ritrovamento di vasi di vino all’interno di alcune tombe etrusche o i documenti dell’assegnazione da parte di Cesare tra il 60 e il 50 a.C. di terre coltivate a vite tra l’Arno e l’Ombrone. Ma soprattutto le millenarie origini del Carmignano sono testimoniate dalla pergamena datata 804 d.C. che sanciva un contratto di affitto con il quale la chiesa di San Pietro a Seano concedeva in uso alcuni terreni sulle colline di Capezzana, adibiti a vite, bosco e oliveto, con una formula di divisione del raccolto.
Nel 1300 ancora tracce della presenza di questo vino grazie a Francesco di Marco Datini che pare lo acquistasse, grazie all’intermediazione dell’amico notaio carmignanese Ser Lapo Mazzei, a caro prezzo per la sua cantina di Prato e nel 1600 anche Francesco Redi nel suo ditirambo Bacco in Toscana ne decanta le lodi come “vino degno di Giove”. Nonostante questo importante background per tale vino a lungo invecchiamento sublime con arrosti e cacciagione, è tuttavia dal 1716 e dall’emanazione del decreto Motu proprio prima e del bando granducale di Cosimo III de’ Medici poi, che il Carmignano diviene una denominazione territoriale a pieno titolo, andando di fatto a costituire – con la definizione di quello che si può considerare il primo esempio di disciplinare normativo di produzione, limiti geografici e commercio – la prima DOC esistente al mondo ed acquisendo la prima patente di nobiltà concessa soltanto ad altri tre vini toscani ovvero il Chianti, il Pomino e il Valdarno Superiore. La storia tuttavia ci consegna anche un passo falso del Carmignano: nel 1932 l’intero comprensorio fu inglobato nella denominazione Chianti DOC e l’identità di quello che era stato uno dei vini prediletti dal Granduca, andò perdendosi. Nel 1960 ci fu da parte dei produttori una spinta verso il ritorno alle origini, anche per quanto riguarda il nome. Nel 1971 fu richiesto a gran voce da una Congregazione di produttori – divenuto Consorzio di Tutela riconosciuto dal Ministero nel 1999 – di sottoporre il vino all’assaggio di una speciale commissione andando ad anticipare quella che sarebbe stata la normativa della DOCG, arrivata soltanto nel 1990 insieme al riconoscimento del Carmignano tra i nove vini italiani di maggior prestigio.
Se la storia ci coinvolge con una affascinante narrazione, l’attualità ci consegna un vino eccellente e a tratti moderno, alla cui produzione si dedicano oggi 13 aziende dislocate lungo la Strada dei vini di Carmignano tra i comuni di Carmignano, Poggio a Caiano, Bacchereto, Capraia e Limite. Ma quante declinazioni di questo celeberrimo vino vengono realmente prodotte su questo territorio? La risposta è presto data: Vin Ruspo DOC, Barco Reale DOC, Carmignano DOCG e Vin Santo di Carmignano DOC. Guardiamoli uno ad uno.
Vin Ruspo – Rosato di Carmignano DOC – Vino rosato versatile, fresco e frizzante da bersi giovane o dopo un modesto invecchiamento – non decade velocemente come i novelli – il Vin Ruspo si adatta bene come aperitivo e fuori pasto. La sua storia è certamente curiosa: il nome sembra infatti derivare dall’atto del “ruspare” ovvero appropriarsi di un certo quantitativo di mosto dalla tinella del padrone da parte del mezzadro, il quale raccoglieva il mostofiore in damigiane e ivi rimaneva per tutto l’inverno senza essere governato. Lo scarso colore era dovuto al fatto che venisse sottratto prematuramente alla fermentazione delle bucce d’uva. Oggi la produzione del Vin Ruspo avviene a poche ore dalla vendemmia o al massimo il giorno successivo, con la spillatura dal fondo dei tini di una parte del mosto – circa il 5/10% – destinato a diventare Carmignano. Nell’arco di un paio di giorni, viene quindi travasato e messo a fermentare. Per questo vino sapido, armonico e dal bouquet fragrante con un sentore fruttato pronunciato, la composizione è Sangiovese 60 %, Canaiolo nero 20 %, Cabernet Sauvignon 10 % e Trebbiano Toscano 10 %.
Barco Reale di Carmignano DOC – Come il Vin Ruspo, proviene dagli stessi vitigni del Carmignano con la differenza che rispetto al Carmignano DOCG esso viene invecchiato meno e commercializzato dopo appena un anno. Intenso e corposo dal colore rosso rubino dopo il passaggio in botti di rovere o di castagno, il Barco Reale prende il nome dall’antica riserva di caccia medicea. L’uvaggio prevede una netta prevalenza di Sangiovese (70%) abbinato a Cabernet Sauvignon 15%, Canaiolo nero 10%, più Colorino e Occhio di Pernice per un 5% totale.
Vin Santo di Carmignano DOC – Vino bianco dorato brillante tendente all’ambrato con l’avanzare dell’invecchiamento, profumato, etereo con sentore di caratello e miele, dal sapore corposo, dolce e vellutato è considerato il fine pasto per antonomasia. Il Vin Santo di Carmignano trova il suo migliore compagno nei classici Biscotti di Prato con le mandorle o con altri dolci della tradizione pratese e la pasticceria secca in generale, tuttavia non è da sottovalutare un abbinamento con alcune tipologie di formaggi o con fichi secchi, tipici anch’essi di Carmignano. Prodotto con i vitigni Trebbiano Toscano, Malvasia Bianca e Canaiolo Bianco, è un vino da meditazione da servire a una temperatura di circa 18°.
Carmignano DOCG – E’ il re incontrastato dell’enologia del territorio. Un vino asciutto, corposo, armonico, vellutato e rotondo che si presenta al contatto visivo con un colore rosso rubino intenso tendente al granato con il prolungarsi dell’invecchiamento in botti di rovere e al naso con un ampio bouquet varietale e leggermente vanigliato. La zona di produzione della DOCG è rimasta la medesima dei tempi di Cosimo III de’ Medici ovvero cento ettari registrati – divenuti 135 negli ultimi anni e con prospettive di ulteriore ampliamento fino a raggiungere quota duecento – condivisi in parte con il comune di Poggio a Caiano e distribuiti su una fascia collinare compresa tra i 250 e i 400 metri, in parte rivolta verso la pianura e in parte verso la valle dell’Arno. L’uvaggio di questo vino è – come per il Barco Reale – di Sangiovese 70%, Cabernet Sauvignon 15%, Canaiolo nero 10% e altri complementari 5%. In particolare, il Cabernet lo si ritrova presente già nel blend di oltre cinque secoli fa, grazie all’intervento di Caterina de’ Medici durante il suo regno in Francia. Una curiosità si segnala a tal proposito, ovvero che in questo vino tipico delle colline pratesi c’è in realtà molta più Francia di quanto si possa immaginare: se è vero che a dispetto di altri vini toscani è stato quello con la maggiore quantità di Cabernet, eliminando quel retrogusto erbaceo tipico di molti vini toscani e francesi, è altresì vero che le caratteristiche pedoclimatiche rendono queste colline di fatto molto simili a quelle della regione del Bordeaux, dove l’acqua defluisce velocemente per via del terreno sassoso.
Il caso del Pinot Nero Villa di Bagnolo – Tuttavia, pur essendo maggiormente conosciuto, il Carmignano non è l’unico vino rappresentativo del territorio: di pregiata fattura anche l’unico Pinot Nero pratese che la famiglia Pancrazi produce nella Tenuta Villa di Bagnolo, a metà strada tra i Comuni di Prato e Montemurlo. Un vino che la storia racconta essere nato per caso: era il 1970 quando il Marchese Vittorio Pancrazi volendo reimpiantare i vigneti della fattoria di Bagnolo che si trovano ai piedi del Monteferrato, incorse in un errore da parte del vivaista che fornì, al posto del tradizionale Sangiovese coltivato in queste zone, del Pinot Nero. Uno “scambio” che è il caso di dire ha portato solo riscontri positivi a questo vino che viene lasciato a maturare per 12 mesi in barriques di rovere francese a grana fine. Il risultato è un nettare dal colore rosso rubino profondo, con scuri riflessi porporini, bouquet ampio ed intenso, di grande eleganza e complessità, con note dominanti di confettura di frutti di bosco e di vaniglia, e con sfumati ricordi di radice di liquirizia, tartufo bianco e legno aromatico. Sapore pieno, caldo, morbido fino a velluto ma ben saldo, sapido ed armonico, con aristocratico fondo di ribes nero maturo, nocciola tostata e rovere che si sofferma assai a lungo in bocca.
Per conoscere e degustare le eccellenze enologiche del territorio, EatPrato 2018 propone:
Giovedì 7 giugno 18.30 c/o Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci, Prato
Vino, arte, architettura – Alcune delle cantine più innovative della Toscana si presentano nel luogo simbolo dell’arte contemporanea. A seguire, la presentazione del libro 300 anni del Carmignano DOCG. Evento in collaborazione con Toscana Wine Architecture.
Costo: gratuito con posti limitati su prenotazione a info@pratoturismo.it
Sabato 9 giugno e domenica 10 giugno alle ore 18 c/o Giardino Buonamici, Prato
Un Giardino di Sapori – Degustazioni di vini del territorio in abbinamento a prodotti tipici pratesi. Saranno protagonisti i produttori vitivinicoli della Strada dei Vini di Carmignano e le specialità gastronomiche del territorio. Oltre 60 etichette diverse tra vini IGT, DOC e DOCG di Carmignano e di Montemurlo: dal Carmignano Riserva al Pinot nero, dal Vin Ruspo al Vin Santo.
Degustazione vini e piatti a pagamento.
Sabato 9 giugno alle ore 19 c/o Sala Gonfalone di Palazzo Buonamici, Prato
Alla scoperta del Carmignano – Degustazione guidata su prenotazione con posti limitati di vino Carmignano DOCG dedicata a Vittorio Bonacossi della Tenuta di Capezzana. A cura di AIS Delegazione Prato
Costo € 10,00 Info e prenotazioni www.eatprato.it
Domenica 10 giugno alle ore 19 c/o Sala Gonfalone di Palazzo Buonamici, Prato
Alla scoperta del Pinot Nero – Degustazione guidata su prenotazione con posti limitati all’unico Pinot nero pratese dedicata al suo ideatore Vittorio Pancrazi dell’azienda Marchesi Pancrazi Villa di Bagnolo. A cura di AIS Delegazione Prato
Costo € 10,00 Info e prenotazioni www.eatprato.it