TRA ARTE E FOOD EXPERIENCES DI ALTO LIVELLO AL CENTRO PER L’ARTE CONTEMPORANEA LUIGI PECCI – In collaborazione con EatPrato2018
Il Museo oggi (e ieri) – Riaperto nel 2016 al termine di un lungo intervento di ampliamento a firma del’architetto Maurice Nio, il Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci è la prima istituzione italiana costruita ex novo per presentare, collezionare, documentare e promuovere le ricerche artistiche più avanzate. Dalla sua apertura nel 1988 avvenuta per volontà del Cavaliere del Lavoro Enrico Pecci e donato alla città di Prato in memoria di suo figlio Luigi scomparso prematuramente, il Museo Pecci è stato prima fondato come Associazione culturale e nel 2015 trasformato in Fondazione per le Arti Contemporanee in Toscana. La sede museale originaria è stata realizzata su progetto dell’architetto fiorentino Italo Gamberini (1907-1990), esponente di spicco del movimento razionalista toscano, i cui disegni e tavole architettoniche per il Centro Pecci, datati dal 1978 al 1989, sono conservati all’Archivio di Stato di Firenze. La struttura attuale ampliata ospita, oltre a più di 3000 mq di sale espositive, l’archivio e la biblioteca specializzata CID/Arti Visive, che conta un patrimonio di circa 60.000 volumi, l’auditorium–cinema, il bookshop, il ristorante e il bistrot e il teatro all’aperto. In questi trent’anni, esso ha prodotto una vasta attività espositiva e di documentazione sull’arte contemporanea, numerosi programmi didattici, spettacoli ed eventi multimediali, ha raccolto in collezione oltre mille opere che mappano le tendenze artistiche dagli anni Sessanta ad oggi nei campi della pittura, scultura, cinema e video, installazioni, opere su carta, libri d’artista, fotografie, grafica. (Per la foto di apertura, Credits Fernando Guerra)
Mostre in corso: Mark Wallinger Mark – Prima mostra personale in Italia dell’artista inglese, noto per la sua ricerca sul tema dell’identità e per aver indagato i concetti di potere, autorità, inganno e illusione. Egli in questa esposizione, che ospita fino al 22 luglio le sue opere più significative, utilizza una grande varietà di mezzi espressivi, spaziando tra pittura, scultura, fotografia, video, installazione, performance e arte pubblica. Il percorso espositivo inizia con Ecce Homo (1999-2000), la prima scultura di arte contemporanea ad aver occupato il piedistallo storicamente vuoto di Trafalgar Square a Londra, e prosegue con Passport Control (1988), una serie composta dagli ingrandimenti di fotografie di passaporti rielaborate con scarabocchi di pennarello e bianchetto, attraverso le quali l’artista affronta direttamente le questioni relative agli stereotipi razziali e culturali. Gli id Paintings (2015-2016), sviluppati a partire dalla numerosa serie dei Self Portraits, rimandano al corpo dell’artista stesso: la sua altezza, sommata all’ampiezza delle sue braccia spalancate, determina infatti le dimensioni della tela. Wallinger adotta delle pose simmetriche, in modo che i gesti sulle due metà della superficie pittorica siano speculari, rimandando alla simmetria bilaterale dell’Uomo vitruviano di Leonardo da Vinci, ma anche alle macchie del test di Rorschach. Nella variegata serie Self Portraits (2007-2015) l’artista prende la lettera maiuscola “I” (“IO”), il pronome personale inglese che ognuno utilizza per riferirsi a sé stesso, e cerca di estrarne una forza espressiva; allo stesso modo in Self (Symbol) 2017, la stessa “I” maiuscola nel font Symbol è espansa fino a diventare una statua tridimensionale della stessa altezza di Wallinger.
La presenza dell’artista si avverte chiaramente anche in altre due opere: in Shadow Walker (2011), in cui Wallinger ha ripreso la propria ombra che gli si staglia davanti mentre cammina per le strade di Londra e in MARK (2010), dove egli ripete in vari luoghi della città di Londra il titolo dell’opera, inscrivendolo ripetutamente con un gessetto all’interno della misura standard di un mattone. Proseguendo ancora ci si trova dinanzi a The Unconscious (2010), un’installazione costituita da enormi ingrandimenti di fotografie digitali trovate dall’artista online che ritraggono persone addormentate sui mezzi pubblici, e a Pietre Prato (2018) opera site-specific realizzata per la mostra in cui le pietre numerate a mano con il loro intrinseco contrasto tra il lavoro dell’uomo e la monumentale scala temporale della geologia, convogliano riflessioni sulla mortalità e sulle liste degli scomparsi e degli ignoti. Il percorso espositivo si chiude con due imponenti video-documentazioni: Construction Site (2011) che segue le operazioni di tre operai edili intenti ad erigere sulla spiaggia una torre di impalcature perfettamente allineata all’orizzonte – che, una volta completata, viene smantellata e riassemblata da capo – e Sleeper (2004) in cui l’artista, indossando un costume da orso, percorre per tutta la notte gli immensi spazi deserti della Neue Nationalgalerie di Berlino.
Arte e cibo: una interpretazione “contemporanea”
La cucina pratese è sinonimo di una grande tradizione, tuttavia proprio questa città ha dato i natali a chef che hanno fatto della sperimentazione e dell’interpretazione contemporanea dei sapori tipici il proprio punto di forza. Ecco allora che, partendo da una base di cucina strettamente legata al territorio, lo chef stellato Angiolo Barni si cimenta in due esperienze sensoriali di grande effetto.
Giovedì 7 giugno ore 20
La prima, è la Cena contemporanea al Museo Pecci che aprirà ufficialmente l’edizione di EatPrato 2018 al termine dell’incontro “Vino, arte, architettura” – in cui saranno protagoniste alcune delle cantine più innovative della Toscana che si incontrano nel luogo simbolo dell’arte contemporanea – e della presentazione del libro sui 300 anni del Carmignano DOCG. Un menu dedicato al territorio pratese rivisitato secondo la visione contemporanea di Angiolo Barni del Ristorante Myo, in abbinamento ai vini di Carmignano. Un nome eccellente anche per il dolce, preparato dal Maestro Pasticcere Paolo Sacchetti della Pasticceria Nuovo Mondo. L’esclusivo evento è solo su prenotazione a www.eatprato.it ed il costo è di € 61,00 per la cena completa bevande escluse.
Domenica 10 giugno alle ore 12
Meno formale, il Brunch Contemporaneo – Tapas al Pecci: un’esperienza sensoriale ed artistica unica, che inizia con una visita del Museo Pecci e della mostra Mark Wallinger Mark ed entra nel vivo con il brunch nell’anfiteatro del museo con proposte gastronomiche salate a cura dello chef Angiolo Barni del ristorante Myo, proposte dolci a cura del Biscottificio Antonio Mattei e del Maestro Pasticcere Paolo Sacchetti Pasticceria Nuovo Mondo, in abbinamento vini del territorio. Il costo è di € 27,00 comprensivo di brunch, vini, ingresso al Museo.