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DA CASTELFIORENTINO A EMPOLI… NEL NOME DEL PANE. L’ARTE BIANCA DELLA FAMIGLIA PANCHETTI

DA CASTELFIORENTINO A EMPOLI… NEL NOME DEL PANE. L’ARTE BIANCA DELLA FAMIGLIA PANCHETTI

Si dice, meglio tardi che mai. E io, stavolta sono stata davvero lenta a scrivere questo post. Perché la visita che vi vado a raccontare l’ho fatta a maggio scorso. Quando ho creduto di non avere ormai più motivo di scriverla mi è arrivata una comunicazione da un’amica. In cui mi informava che il Forno Panchetti, una delle tappe del mio blog tour di maggio, aveva aperto un secondo punto vendita, in un’altra città. In quel momento ho realizzato di essere tuttavia ancora sulla notizia e – facendo un’incredibile gimkana tra un impegno e l’altro – sono riuscita finalmente a scrivere.

Il mio blog tour di quel giorno mi ha portato a Castelfiorentino, nel cuore della Valdelsa: un insediamento urbano le cui origini sono ascrivibili attorno al XII° secolo: l’attuale nome è stato infatti acquisito nel 1149, quando la vecchia denominazione “Castelvecchio” lasciò il posto alla nuova, probabilmente sulla scia dell’importanza che essa da sempre ha dimostrato di rivestire – per la sua posizione strategica ma anche per motivi storico-culturali – per il capoluogo.

La visita in realtà è iniziata con un passaggio al BeGo, ovvero il Museo dedicato al pittore fiorentino Benozzo Gozzoli, in cui sono custodite e valorizzate le opere che egli ha dipinto proprio a Castelfiorentino alla fine del 1400, tra cui pitture murali ed i disegni preparatori di due maestosi tabernacoli viari, quello della Visitazione e quello della Madonna della Tosse. L’opera più maestosa in esso esposta è senza dubbio l’imponente tabernacolo della Visitazione datato 1491, alto oltre sei metri e realizzato da Benozzo Gozzoli con l’aiuto dei figli Francesco e Alesso. Ad essere rappresentate in questo tabernacolo sono le storie della Vergine e dei suoi genitori Anna e Gioacchino, tratte dal vangelo apocrifo di Matteo e dal Vangelo di Luca.

Museo Be.Go a Castelfiorentino – Tabernacolo della Visitazione (1491), particolare

Il racconto è disposto su due registri, superiore ed inferiore, intervallati da elementi architettonici dipinti e l’ordine di lettura ha inizio dalla parete interna sovrastata da una volta in cui sono raffigurati i quattro evangelisti, quattro Padri della Chiesa e al centro il Cristo Benedicente, che sovrasta la prima pittura del registro superiore, quella della Cacciata di Gioacchino dal Tempio. In questo affresco, Gioacchino si reca al Tempio per offrire incenso al Signore ma viene malamente allontanato dal sacerdote Ruben a causa della sua infertilità. Una “cacciata” che ricopre Gioacchino di vergogna, tanto da non fare ritorno a casa e incamminarsi per una terra lontana, lasciando per oltre cinque mesi la sua sposa Anna senza notizia alcuna. Questa premessa introduce al secondo dipinto del tabernacolo, ovvero l’Annuncio a Gioacchino che nel mentre si era rifugiato sui monti a pascolare un gregge. Qui riceve la notizia che Anna per grazia divina avrà una figlia e lo stupore per l’uomo è talmente grande che si ritrova avvolto da un profondo sonno durante il quale ha una nuova visione dell’Angelo che lo invita a tornare dalla sua sposa e così fu. Nel terzo affresco, è raffigurato Gioacchino in viaggio che arriva alla Porta Aurea, dove ad attenderlo c’è proprio Anna. Questa parte di tabernacolo in realtà nasconde un misterioso – ma neanche troppo – riferimento alla città ritratta: ipotizzando che possa trattarsi di Gerusalemme, lo sfondo lascerebbe pensare che Gozzoli abbia voluto rendere omaggio alla sua città ritraendo Castelfiorentino. Il quarto ed ultimo affresco che compone il tabernacolo ritrae la Natività di Maria, la cui storia viene ripercorsa nel registro inferiore, per lo più rovinato dal tempo e dalle piene del fiume Elsa che si trova in prossimità della postazione originaria in cui era collocato.

L’altra opera custodita al Be.Go. è il tabernacolo della Madonna della Tosse, databile al 1484, proveniente dalla piccola cappella viaria situata sul tracciato di fondovalle dell’antica Via Francigena, dove venivano portati i bambini malati di pertosse a chiedere alla Vergine la grazia di guarirli. La rassicurante immagine di Maria col bambino ed i Santi, conservano intatta bellezza e sacralità dell’immagine.

Come pocanzi anticipato, il motivo principale che mi ha portato qua è stata una visita al Forno Panchetti, per scoprire i segreti dell’arte panificatoria che la famiglia Panchetti si tramanda da generazioni. Perché quando si dice che il pane è in realtà un’opera d’arte vera e propria, in un certo senso si dice il vero. Esso si carica di molteplici significati a seconda del contesto in cui viene trattato: è l’emblema della condivisione nelle Sacre Scritture, è il simbolo dei cibi semplici per l’essenzialità degli ingredienti con cui si prepara, è l’elemento principe di molti piatti della cucina italiana e toscana in particolare. Tuttavia ogni pane è diverso dall’altro e l’ingrediente segreto è la passione e la storia personale di chi lo impasta, ogni notte, per farcelo arrivare fresco e fragrante in tavola l’indomani.

Andrea Panchetti

Il segreto di Andrea Panchetti, che con la sorella Serena ha rilevato l’attività di famiglia, per tramandare una tradizione antica? Fare il pane come una volta, lavorandolo e “toccandolo” come se si stesse plasmando un oggetto d’artigianato. Andrea, dall’inizio alla fine del processo “tocca” il pane ben dodici volte, lo impasta utilizzando esclusivamente farine di grani antichi o di filiera corta forniti da produttori locali selezionati attentamente e lo cuoce nel “suo” forno a legna, uno dei più grandi della Toscana con 10 mq di superficie.

Il nuovo punto vendita di Empoli, nel centro storico della città, è il coronamento di un sogno coltivato da lungo tempo dai fratelli Panchetti. Un cambiamento che non riguarderà soltanto l’apertura, in quanto il nuovo spazio si caratterizza per un concept che nasce dalla tradizione aziendale e che poi si allarga: non più soltanto un punto vendita in cui si possono trovare i prodotti del negozio storico adiacente al laboratorio artigianale di Castelfiorentino, ma all’interno del negozio si potrà altresì consumare direttamente la colazione, caffè, cappuccino, succhi di frutta ed un assortimento di dolci e lieviti per il primo pasto della giornata.

 

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