DUE PASSI PER MASSA MARITTIMA… TRA MUSEI, TRADIZIONI E LA STRADA DEL MONTEREGIO D.O.C.
Non è un viaggio recente. Non ho nemmeno un motivo in particolare per parlarne, ma ieri riordinando il mio archivio digitale dei ricordi ho ritrovato le foto di una vacanza, fatta esattamente dieci anni fa. Ero con un gruppo di amici ed il fidanzato di allora, e scegliemmo per le nostre ferie insieme il mare di Castiglione della Pescaia. Una settimana di sole e mare, conclusa con un viaggio di ritorno a tappe in due luoghi in particolare che sono valsi davvero una visita. Massa Marittima è senz’altro uno di questi.
Siamo nel grossetano, nel centro principale dell’area delle Colline Metallifere. Quest’area, le cui origini sembrerebbero legate al periodo della preistoria, conta diversi insediamenti etruschi, soprattutto nella zona del lago dell’Accesa, poco lontano. Il primo documento in cui compare il nome di Massa risale al X secolo, anche se l’inizio dello sviluppo della città avvenne solo un secolo più tardi, quando a Massa Marittima venne trasferita la sede episcopale di Populonia, nel frattempo saccheggiata e distrutta. Tuttavia, essa raggiunse il suo massimo splendore negli anni in cui si costituì libero comune e si trovò protagonista di una grande espansione urbanistica con edifici di grande pregio in parte visibili ancora oggi. Visse poi nei secoli a seguire momenti più bui determinati dalla dominazione senese prima, dalle pestilenze poi ed infine dall’inglobamento nel 1555 nel Granducato di Toscana, sotto il dominio mediceo. Fu tentata una bonifica del territorio dal Granduca Ferdinando ma la fase di recupero durò poco e la mancata manutenzione dei torrenti fece di nuovo precipitare la città nell’incubo della malaria. Fu solo nel XVIII secolo, sotto i Lorena, che la città tornò a fiorire e furono riprese le opere di bonifica e miglioramento ambientale, nonché economico grazie alla riapertura delle miniere di lignite e allume. La connotazione mineraria della città di Massa Marittima si è ulteriormente consolidata anche nel XX secolo, prima di arrestarsi nei primi anni Novanta.
Oggi questo centro vive prevalentemente di turismo, grazie al suo patrimonio artistico ed alla valorizzazione degli antichi mestieri legati alle miniere. Ma anche alle sue tradizioni folcloristiche, come il Balestro del Girifalco, che si tiene ogni anno la quarta domenica di maggio ed il 14 agosto. Lo abbiamo mancato per pochi giorni, in compenso credo di esserci ritrovati in città nel giorno in cui si svolge nel palazzo comunale “lo sorteggio” per l’ordine di tiro, perché abbiamo incontrato per le strade del centro la sfilata della Compagnia Sbandieratori di Massa Marittima che, nell’ambito della “giostra”, precede la sfida tra i balestrieri delle tre contrade cittadine di Cittanuova, Cittavecchia e Borgo. E a quel punto ci siamo immaginati come potesse essere questa gara medievale a colpi di balestra, istituita al tempo in cui Massa Marittima divenne Libero Comune. Abbiamo per un momento chiuso gli occhi ed abbiamo immaginato il suono delle chiarine e dei tamburi che precedevano le rappresentanze dei Terzieri nel percorso verso la Piazza del Duomo, dove la sfida si sarebbe disputata dopo un suggestivo spettacolo di bandiere e l’intervento dell’Araldo che di fatto apriva la tenzone. Come per il Palio di Siena – al cui corteggio storico la città di Massa Marittima peraltro ha diritto di partecipare con quattro rappresentanti, uno del Comune e tre dei Terzieri – anche in questo caso la contrada vincitrice si aggiudica il Drappellone di seta, dipinto ogni volta da un artista diverso.
Abbiamo parlato prima delle origini probabilmente preistoriche di questo territorio, anche per dare riscontro ad uno dei palazzi storici della città di Massa Marittima, ovvero il Palazzo del Podestà risalente al 1225 che si affaccia sulla medesima piazza in cui si svolge il suddetto Balestro del Girifalco e che oggi ospita il Museo Archeologico. La raccolta ivi ospitata, è organizzata in sezioni e parte dal paleolitico inferiore fino all’età etrusca con i reperti rinvenuti nei pressi del lago dell’Accesa, in particolare vasellame da cucina, pesi da telaio, pesi da pesca e laterizi, ma anche corredi funebri rinvenuti nelle necropoli, ed altri oggetti e armi in ferro e bronzo.
Questo edificio si affaccia quindi nella piazza principale della città, dove si trovano anche il Palazzo Comunale – che ospita la cappella dei Priori – ed il Duomo, ovvero la Cattedrale di San Cerbone, questa risalente addirittura alla metà del XII secolo. La Cattedrale di Massa Marittima è il più importante edificio religioso insistente nell’area delle Colline Metallifere e rappresenta uno dei principali monumenti di architettura romanica della Maremma e addirittura della Toscana. Il suo prospetto, rivela le componenti culturali che hanno caratterizzato la storia della città: la parte inferiore ad arcatelle cieche, il loggiato mediano ed il coronamento a timpano ricordano l’influenza del Romanico pisano, mentre la quadrifora affacciata sul coronamento e le tre guglie richiamano il periodo dell’influenza senese. All’interno numerose opere, tra cui la Maestà di Duccio di Buoninsegna, raffigurante una Madonna con Bambino.
Che collegamento potevamo trovare con il cibo in questo luogo? Anzitutto una curiosità, ovvero la collocazione in uno dei vicoli più belli di Massa Marittima vicino a Piazza Duomo, della più piccola osteria d’Italia presente nelle guide Slow Food: si chiama La Tana del Brillo Parlante (no, non ho sbagliato, è scritta proprio così), ha solo 12 coperti interni ed 8 esterni e pur trovandosi in un angolo un po’ nascosto è una delle mète imperdibili per chi si trova a passare per Massa Marittima.
Ma non si può, parlando di questo territorio, tralasciare una delle sue eccellenze più significative in campo enologico. Sto parlando del Monteregio di Massa Marittima D.O.C., denominazione che non rappresenta un solo vino ma più declinazioni di esso, ovvero Rosso, Rosso Riserva, Rosato e Novello – tutti a base Sangiovese minimo 80% – Vermentino, Bianco – a base Trebbiano toscano minimo 50% unito a Vermentino, Malvasia bianca, Malvasia bianca di Candia e Ansonica non oltre il 30% – e Vin Santo, nelle versioni Occhio di Pernice – a base Sangiovese e Malvasia Nera – e Riserva, a base Trebbiano toscano e Malvasia.
Impensabile quindi transitare per questi luoghi e non percorrere la Strada del Vino e dei Sapori del Monteregio di Massa Marittima, che si snoda attraverso vigne ed olivi secolari nell’Alta Maremma Grossetana, tra i comuni di Massa Marittima, Monterotondo, Montieri, Follonica, Scarlino, Gavorrano, Roccastrada e Castiglione della Pescaia.
Questo luogo insomma, ci ha veramente affascinati. Come anche la seconda tappa di quel famoso viaggio di rientro dal mare. Che però vi racconterò un’altra volta…