EAT PRATO WINTER, LA DOLCEZZA SCALDA L’INVERNO PRATESE
Bella l’estate, le giornate lunghe ed il sole che tramonta alle nove, le temperature che si fanno sempre più tiepide ed invitano ad intrattenersi fuori… bella Eat Prato con le sue degustazioni al Giardino Buonamici ed i suoi tour guidati alla scoperta degli angoli storici ed intrisi di arte del territorio pratese. Ma volete mettere il calore e l’atmosfera che si respira nell’edizione invernale, Eat Prato Winter? Perché quest’anno, per la prima volta, ho partecipato anche a questa. Confesso, ho rischiato di dover dare forfait perché le temperature rigide dei giorni precedenti mi hanno tirato fuori un bel mal di gola, ma la gola – in quell’altro senso – mi ha letteralmente guidato nella scelta sul da farsi. Ed eccomi, a raccontare la mia Eat Prato Winter, pur se in versione un po’ ridotta.
Parola d’ordine anche in questa occasione, degustare. Assaggiare, addolcirsi la bocca, sognare con la mente e con il palato. Perché il main theme di questa edizione è stata l’arte dei pasticceri pratesi che non tradiscono mai le aspettative. Non ho potuto assaggiare tutto e credo mi capirete, altrimenti qualcuno avrebbe dovuto rispondere del picco glicemico nelle mie analisi del sangue. Ma non mi sono fatta mancare nulla, ve lo garantisco.
FILIPPO LIPPI E LUCREZIA BUTI, UN AMORE SCANDALOSO – La mia esperienza invernale con Eat Prato è iniziata con una visita guidata alla Chiesa di Santa Margherita, un luogo nascosto agli occhi dei più, ma che racconta una storia di cronaca rosa se vogliamo, d’altri tempi. Perché qui, pare fosse scoppiato l’amore clandestino tra Filippo Lippi e Lucrezia Buti. Perché amore clandestino e scandaloso? La storia è avvincente: nato nel 1406, nel 1452 quando ha già raggiunto una discreta celebrità come pittore, Filippo Lippi frate carmelitano, viene inviato a Prato come Cappellano del monastero agostiniano di Santa Margherita. E qui per la prima volta incontra una bellissima ragazza, appena sedicenne, di nome Lucrezia che insieme alla sorella Spinetta era stata mandata in convento dalla famiglia per prendere i voti. La leggenda parla di un Fra’ Filippo folgorato dalla giovane, tanto da volerla fortissimamente come musa per una pala commissionata dalla Badessa del convento. I due, per ragioni meramente “artistiche” si frequentarono per un lasso di tempo, che evidentemente bastò a far vacillare la già tenue vocazione di
entrambi ed il 1 maggio 1457, mente Lucrezia e le consorelle uscirono dal convento per partecipare all’Ostensione della Sacra Cintola di Maria in Duomo, si portò a compimento lo scandalo, con la stessa Lucrezia che fugge dalla vita monacale per andare a vivere insieme a Fra’ Filippo. Dall’amore proibito di Filippo e Lucrezia nacquero due figli, ed uno di questi fu Filippino Lippi, allievo della bottega di Sandro Botticelli che a sua volta era stato allievo del padre Filippo. Nonostante i due fossero stati sciolti dai voti per ridimensionare la portata dello scandalo, non convolarono mai a nozze; Filippo Lippi però l’ha amata così tanto da renderla immortale nelle sue pitture, una su tutte la Salomè Danzante affrescata dietro all’altare maggiore del Duomo di Prato.
DOLCI TAPPE IN CITTA’ – La visita alla Chiesa di Santa Margherita è stata per me solo il primo atto di un fine settimana all’insegna delle calorie, parliamoci chiaro: uscendo da questo luogo suggestivo ad attendere me e gli altri partecipanti al tour, c’era infatti una degustazione di dolci, biscottini e thè al Giardino del The che ho particolarmente gradito.
Intanto l’amore – quello mio per il cioccolato stavolta – nel freddo weekend pratese continuava a trionfare, spostandosi nella corte di Palazzo Pretorio. Per una degustazione di Criollo Bogotá, mousse monoporzione al Cioccolato Fondente, monorigine Colombia, morbido e persistente, dal gusto corposo e delicato al contempo, presentato dal Maestro Pasticciere Massimo Sciortino della Pasticceria Pralinae, e del Panfrutto di Ciolini al cioccolato, un sofficissimo dolce lievitato in modo naturale per 48 ore con fragole e lamponi al naturale, per la prima volta ripieno con cioccolato “Luisa”, accompagnato con una finissima coulis di lamponi. Per me che non amo particolarmente il panettone, poi, un esperimento di cui non mi pento assolutamente: ho voluto assaggiare, dopo una monoporzione di Marengo realizzato con la ricetta originaria del 1961 ed arricchito, strano a dirsi, con gocce di cioccolato, il Panettone artigianale della Pasticceria Peruzzi. Per un motivo ben preciso: questo panettone, che ha conquistato anche me per la sua consistenza soffice, si è classificato nono assoluto al Campionato del Mondo del Panettone. Nono a livello mondiale, rendiamoci conto.
Ad ogni modo, EatPrato Winter ha portato con sé un sacco di ghiotti eventi e, non disponendo ancora ahimè del dono dell’ubiquità, ho dovuto fare mio malgrado una selezione. Tra tanti, ho scelto di seguire ancora la scia del cioccolato che mi ha portato negli eleganti e affascinanti spazi del nuovo store Tablecloths.it, dove il Maestro Pasticcere Francesco Faccendi
di Glacier Cafè ha preparato e fatto assaggiare Il Chicco di Prato, un dolce moderno composto da pralinato al biscotto di Prato, una gelée e una bavarese di Vin Santo DOC delle colline toscane, il tutto ricoperto da una glassa ed un foglio di cioccolato fondente al 70% lasciato grezzo con un grand cru dal forte valore estetico e che dona una nota di freschezza al palato. Un’originale degustazione in un contesto di design altrettanto originale, dove non ho potuto fare a meno di incantarmi davanti alla tavola apparecchiata con piatti molto speciali, ispirati alla filosofia giapponese del kintsugi ovvero l’arte di riparare le crepe con l’oro.
Insomma, gli ingredienti per un fine settimana speciale c’erano tutti. E io li percepisco ancora tutti distintamente, nella mia mente, pronta a ricominciare da capo. Chi viene con me?